martedì 8 marzo 2011

DIRITTI,WELFARE,LIBERTA':LE MOLTE FACCE DELL'8 MARZO

di Eleonora Martini

su il Manifesto

Non è fortunato, il sindaco di Roma Gianni Alemanno. E il quartiere romano Quadraro, a pensarci bene, non ha mai portato molta sorte alla destra. Aveva appena finito di proclamare per quest'anno celebrazioni bipartisan dell'8 marzo, indicendo per il giorno prima un'iniziativa tutta speciale con tanto di Colosseo illuminato, promossa assieme alla governatrice del Lazio Renata Polverini, per lanciare il «Manifesto programmatico in dieci punti contro la violenza sulle donne», che un (presunto) stupro dentro la caserma dei carabinieri dello storico quartiere antifascista rischia di rovinargli la festa. La sequenza di violenze sessuali consumatesi nel centro storico e all'interno dell'ex ambasciata somala nelle ultime due settimane gli avevano fornito l'occasione di rinverdire l'aura ormai opaca di un sindaco che fin dalla campagna elettorale - all'indomani dell'omicidio Reggiani - aveva puntato tutto sulla retorica della sicurezza spesso e volentieri condita in salsa xenofoba.
«Dimissioni», hanno chiesto ieri le donne di Action che, insieme a molte altre - centri antiviolenza, universitarie, centri sociali, Casa internazionale, collettivi e associazioni varie - presidieranno oggi con un sit-in la caserma dei carabinieri del Quadraro dove sarebbe avvenuto lo stupro. È lo stesso cartello, «Indecorose e libere», che il 13 febbraio scorso con un blitz riportò sotto Montecitorio i «pacchi» regalati alle donne da questo governo: legge 40, Ru486, riforma Tarzia dei consultori pubblici nel Lazio, "obiezione di coscienza" per la pillola del giorno dopo... Le stesse giovani che per martedì 8 marzo hanno promosso un corteo notturno con partenza alle ore 18 da Piazza Bocca della Verità. Un'iniziativa, questa, "a latere" - per così dire - della giornata di mobilitazione indetta dalle donne di «Se non ora quando» che si articola in un flash mob in metropolitana, al mattino, e una manifestazione stanziale nel pomeriggio in Piazza Vittorio con coccarde rosa al posto di mimose e interventi dal palco «su lavoro, precarietà, maternità, paternità e informazione». Alla manifestazione dal titolo «Rimettiamo al mondo l'Italia», organizzata dall'ampio movimento di donne promotrici dell'oceanica manifestazione del 13 febbraio, le ragazze di «Indecorose e libere» "rispondono" («ma senza alcuna spaccatura», ci tengono a sottolineare, piuttosto «piacevolmente sorprese dalla varietà delle nostre posizioni») con un «Riprendiamoci le nostre vite». «Vogliamo ribellarci a una cultura e a un immaginario usati per controllare e disciplinare i nostri corpi e la nostra sessualità. - scrivono nell'appello per il corteo notturno dell'8 marzo - Dal lavoro alla sanità, infatti, l'unico ruolo legittimato per le donne è quello di moglie e madre. Eppure spesso nel momento dell'assunzione ci vengono fatti firmare fogli di "dimissioni in bianco" che il datore di lavoro potrà tirar fuori nel momento in cui dovessimo dichiarare di essere incinte». «L'esistenza di molte donne per scelta o per costrizione è cambiata, il mondo è cambiato, ma i nostri politici sembrano non accorgersene - hanno spiegato ieri in conferenza stampa le "Indecorose e libere" - Siamo per esempio a favore delle coppie di fatto e delle adozioni per i single».
Come loro, non sono convinte della «risposta securitaria come unica soluzione» anche le donne della "Commissione delle elette" in consiglio comunale che ieri ha presentato il programma culturale dell'8 marzo. Ma le giovani voci «indecorose e libere», piuttosto che sulla «dignità violata delle donne» preferiscono porre l'accento sull'erosione continua di diritti civili e umani, welfare e libertà. Anzi, autodeterminazione.

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