lunedì 5 ottobre 2009

LA SCUOLA PRIMARIA NELL'ERA GELMINI

DI PAMELA IAMUNDO (docente di scuola primaria a tempo determinato part time 12 ore e precaria non abilitata)

Premessa. Il giorno dopo la grande e attesissima manifestazione dei precari della scuola, svolta a Roma lo stesso giorno della altrettanto grande e attesissima, nonché discussa manifestazione per la libertà di stampa, dicevo: il giorno dopo non si sa nulla di cosa si sia fatto e dimostrato in piazza. In verità pare proprio che quella prima manifestazione non sia proprio avvenuta. Che grande controsenso: dalle decine di migliaia alle 300 mila presenze in piazza (il solito dilemma numerico ufficiale e ufficioso) che difendevano la libertà di una informazione vera pura e assolutamente libera, al silenzio più assordante sulla presenza dei precari della scuola! Non si era chiesto di dire tutta la verità su cosa in Italia sta accadendo?
Quello che sta accadendo nelle scuole, agli studenti, agli insegnanti precari e di ruolo e al personale ATA, non ha dunque la stessa importanza di ciò che avviene per l'ordine dei giornalisti?

Non sto a riscrivere i rischi e i propositi di questa “riforma” Gelmini perchè mi sembra che la compagna Michela abbia detto veramente tutto in modo tanto sintetico quanto efficace.
Vorrei solo essere più specifica, entrare dentro al meccanismo di una scuola elementare che, fino a qualche anno fa, vantava il primato di miglior sistema scolastico a livello europeo.
Intanto la possibilità di scelta, da parte delle famiglie, tra il tempo pieno (40 ore) e il modulo (27, 29 o 30 ore): ogni scuola elementare, che vantava un certo numero di alunni iscritti, offriva alle famiglie entrambe le soluzioni, poiché il numero di docenti, di personale ATA, e di fondi scolastici, permetteva a un dirigente/preside di organizzare i diversi orari proposti. Oggi vi è la tendenza ad indirizzare i genitori alla scelta del modulo...
Le compresenze: tanto odiate da una ristretta parte dello stesso personale docente quanto necessarie per la maggior parte dello stesso: mettiamo una classe media di 20 bambini, di cui almeno 4 stranieri. Poniamo, ancora, che tra questi 4 stranieri vi sia 1 appena arrivato in Italia, dunque non parla affatto la nostra lingua. Gli alfabetizzatori sono una figura ormai letteralmente scomparsa (nel giro di due- tre anni) dalle nostre scuole. Chi si occuperebbe dell'insegnamento individualizzato di questo bambino? Con la compresenza si potrebbe lavorare senza dubbio sull'alfabetizzazione di questo piccolo, ma senza viene veramente difficile. E i casi potrebbero essere veramente tanti altri, se si considera che le certificazioni su bambini con handicap hanno avuto variazioni di parametri (in pratica si certificano solo bambini con evidenti patologie). Se poi si aggiunge che non esiste più l'insegnante di lingua inglese, che deve essere sostituita da un'insegnante abilitata all'insegnamento della lingua inglese, e questa, ancora, è spesso la stessa insegnante di classe che deve sbattersi da una classe all'altra a fare inglese perdendo, dunque, le sue ore sulla classe... ebbene, mi vien da dire poveri bambini mal capitati, che si ritrovano ad avere la loro insegnante di italiano (ad esempio) un'ora al giorno mentre le altre ore viene sostituita dalle altre insegnanti delle altre classi che vanno a coprire i suoi buchi...
Ovviamente le uscite didattiche, parte integrante del percorso didattico dei bambini, vanno a farsi friggere, così come i laboratori, i gruppi operativi, gli approfondimenti e via dicendo.
Ultima nota: mancando i soldi alle scuole, mancano le possibilità di organizzare dei laboratori con gli esperti esterni, le uscite finanziate dalla scuola, mancano le supplenze brevi, il che vuol dire che, se ad esempio l'insegnante di classe si assenta fino a 5 giorni, gli alunni vengono divisi per le classi o, al massimo, si ritrovano in aula le maestre delle classi che in quelle ore hanno le compresenze (che dunque, a loro volta, rinunciano alle compresenze sulla loro classe per andare a coprire i buchi nella classe in cui manca l'insegnante).

Morale della favola: bimbi sempre più privi di importanti figure di riferimento, bimbi sempre più considerati “file”, cartellette dentro le quali inserire delle nozioni senza emozioni, bimbi incapaci di crearsi una continuità didattica ed emotiva nei confronti di loro stessi e della vita che gli si pone davanti. Bimbi considerati adulti, ai quali viene chiesta “flessibilità” nell'accettare situazioni imbarazzanti come questa della scuola fai da te. Bimbi che, di fronte alle difficoltà, devono essere capaci di sbrigarsela da soli, pur non avendo ancora appreso un metodo che gli consenta di farlo, né una coscienza di sé. Bimbi stranieri lasciati alla loro diversità linguistica che rischia di diventare, nel tempo, diversità razzista.
E dal canto nostro, noi insegnanti sempre meno capaci di esprimere a pieno la nostra motivazione nei confronti di quello che crediamo veramente importante: oltre alla didattica c'è il lato umano, ed è proprio quel lato che dall'alto vogliono oscurare, annullare. In fondo, ai bambini non serve una maestra capace di capire la loro emotività, le loro difficoltà, le loro attitudini morali, i loro bisogni: a quello ci pensano i nonni o le baby sitter o le educatrici del post scuola e, nei casi più forunati, i loro genitori.

Pamela Iamundo,
“docente di scuola primaria a tempo determinato (part time 12 ore)” e “precaria non abilitata”.

5 commenti:

padre ha detto...

pero' bisogna avere anche il coraggio di dire che oggi la qualità della scuola è pessima, anche perchè ci sono pessimi insegnanti.

Michele Conia ha detto...

Voglio ringraziare Pamela per il suo contributo al blog, ritengo sia importante leggere il parere di chi quotidianamente affronta la tematica e di chi tocca con mano il problema della precarietà. Grazie Pamela.

Flavio Loria ha detto...

Sto seguendo con interesse la discussione che sta prendendo corpo sul blog.Penso che debba perferzionarsi ancora un pò(vedremo più in là...)per divenire uno strumento di e-democracy utile e propositivo per tutti noi.E proprio a conferma di ciò stiamo cercando di tradurre in stimoli positivi tutto ciò che viene scritto nei commenti trascurando ogni forma censoria se non per espressioni "estreme".Detto ciò,entrando nel merito,mi preme sottolineare che da tempo come PRC abbiamo sposato appieno l'idea della trasformazione della nostra cittadina con tutti coloro i quali si sentono di azzardare questo progetto:su questo si basa l'accordo con SeL e su questo terreno noi abbiamo deciso di muoverci(tenendo,naturalmente,conto anche delle sollecitazioni giunte sul blog!).A partire da questa cornice si deve concretizzare tutto il resto che è tanto e,soprattutto,difficile a farsi.Il nostro dovrà essere un progetto inclusivo che non si dovrà ridurre a sommatoria di partiti ma ambire ad essere sommatoria di idee culturalmente nuove ed energiche a tal punto da voler imprimere una svolta a tanti aspetti del paese che purtroppo non abbiamo avuto la forza di cambiare.In questo anche la lista,e cioè le persone che la formeranno,dovranno dare quel senso lì alla cittadinanza:noi ci stiamo muovendo seguendo questa via maestra ben contenti di condividerla con i tanti cui piace il gusto della svolta ed il sapore della sfida!
P.S.Interessante l'esperienza raccontata dalla "nostra inviata" nella scuola Pamela,che saluto affettuosamente.A presto

pamela iamundo ha detto...

In Italia la meritocrazia è delegata a voce da dizionario, nella realtà non esiste un docente che occupa il suo posto SOLO perchè capace di farlo. Il percorso che viene richiesto per entrare a far parte di quella categoria è, oltre che di studio, anche di "punteggio": si viene praticamente immessi in una graduatoria (ne esistono 3); al giorno d'oggi, anche per insegnare nelle scuole elementari viene richiesta la laurea specifica,o, quantomeno, un'abilitazione (oltre che il vecchio diploma magistrale e pedagogico). Il fatto che lamenta il "padre", cioè delle pessime insegnanti che rendono pessima la scuola, è reale ma non assoluto: esiste qualche insegnate poco capace di gestire il proprio lavoro come dovrebbe (ovunque si trovano i cattivi impiegati...). Ma vista l'attuale situazione della scuola italiana, e parlo degli ultimi 10 anni, posso garantire che di tali insegnanti ce n'è veramente pochi, giacchè questo lavoro può rivelarsi automaticamente usurante e poco gratificante (e anche psicologicamente pericoloso) per chi non lo riesce a svolgere (in libreria esistono diversi libri- nel reparto "psicologia"- che trattano l'argomento). Accusare l'intera categoria di tale disastro mi sembra, infine, troppo eccessivo, bisognerebbe aprire un dibattito su cosa realmente succede DENTRO le classi per comprendere veramente a fondo quanto il nostro mestiere non sia semplice (senza alcun vittimismo!): le assicuro, caro "padre", che la stragrande maggioranza di insegnanti mette quotidianamente in gioco sè stessa, ponendo al centro dello stesso gioco ogni singolo bambino, ogni singola realtà, ogni singola esigenza e richiesta che il bambino lamenta. Ultimo invito al padre: si accosti a noi con più partecipazione, affianchi la lotta che noi insegnanti portiamo avanti in virtù di una scuola che non sia quella che il governo Berlusconi propone... hanno già fatto troppo e la scuola (gli studenti in primis) ne risente molto; vogliono andare oltre, come lei probabilmente sa bene, verso una scuola in cui, come ho già scritto, ogni studente di ogni ordine e grado, ogni docente, perde di identità andando a diventare i primi dei contenitori, i secondi dei distributori, di insegnamenti spiccioli e mediocri, al fine di renderci tutti degli inetti servitori del volere alto!

padre ha detto...

Scusi Gentile Iamundo potrebbe spiegare come secondo Lei si potrebbe attuare la meritocrazia nella scuola?