sabato 19 dicembre 2009

MANIFESTAZIONE NO PONTE SOSPESA...MUORE NISTICO' DOPO IL SUO INTERVENTO

Un corteo di circa 20000 manifestanti era riuscito a smentire il clima di tensione che da giorni si respirava ed a confermare che il 19 dicembre, come annunciato, sarebbe stata una giornata di festa.
A rendere questa festa un’occasione di lutto e rabbia è stato, invece, il decesso di Franco Nisticò, il quale subito dopo il suo intervenuto sul palco, in rappresentanza del Cordinamento per la SS106, si è accasciato sul palco a causa di un malore.
Dopo avere ripetutamente richiesto l’intervento di un’ambulanza, anche attraverso il microfono del palco e dopo i primi interventi di soccorso dei medici presenti tra i manifestanti, è giunto sul posto il camioncino sanitario della Polizia di Stato che è risultato però essere sfornito degli adeguati strumenti di soccorso per questa circostanza.
Dopo circa 20 minuti Franco è stato accompagnato dalla Polizia di Stato agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, mentre ci veniva assicurato che “aveva ancora il polso”.
A quel punto, in quanto organizzatori, abbiamo deciso di sospendere la manifestazione.
La sproporzione tra il massiccio dispiegamento delle forze dell’ordine e la scarsa e pericolosamente inadeguata presenza di presidi sanitari, si è rivelata fatale per il prosieguo della giornata, mettendo, a nostro parere, a rischio la stessa incolumità dei manifestanti.
Dopo un paio d’ore è giunta in piazza la drammatica notizia che tutti temevano.
La Rete No Ponte, che ha organizzato la giornata, esprime dolore e rabbia per quanto accaduto, assoluta vicinanza ai familiari di Franco e provvederà domani stesso a rendere noto come intende chiedere chiarezza su quanto di incomprensibile è avvenuto oggi a Villa san Giovanni.

Rete No Ponte
Ufficio stampa Rete No Ponte
stampa@retenoponte

10 commenti:

Michele Conia ha detto...

Il dolore e la rabbia non mi consentono di scrivere un commento lucido, ero a pochi metri da Franco, ho visto la sofferenza sua e sentito quella di tutti noi, ho visto e sentito la confusione per i soccorsi che non arrivavano, ho visto e sentito la rabbia per l'ambulanza che tutti chiamavamo, ma che non arrivava, ho visto Franco li' tra le mani di medici volontari manifestanti provare a resistere, ho visto Franco entrare sul pulmino sanitario della polizia (e non l'ambulanza), l' ho visto ANDARE VIA...possibile????
Ma è possibile???? Ma e' possibile????
Nemmeno una ambulanza????????????????????????

Anonimo ha detto...

E' una vergogna

Anonimo ha detto...

Fa rabbia, vedere un uomo che muore….
Fa rabbia, vedere il suo figlio disperarsi, impotente….
Fa rabbia, pensare che oggi ci hanno schierato dei plotoni di forze armate, blindati, elicotteri navi e gommoni e non si sono preoccupati al servizio di primo intervento medico con dei mezzi adeguati…
Fa rabbia, vedere degli operatori col marchio Rai, far di tutto pur di riprendere la tragedia…
Fa rabbia, vedere che la brava gente che manifesta in modo pacifico,venga trattata da delinquente…
Fa rabbia, avvolte, vivere in questo paese…..
Adesso scende la notte e la rabbia cede il posto al dolore….

SANDROFIOM ha detto...

a conferma di quello che tutti noi di rifondazione diciamo da sempre no si puo morire cosi per inegligenza di chi a tutto pensa ma non alla salute e prevenzione questa cosa cosi terribile NON DOVEVA ACCADERE QUALCUNO DEVE DARE SPIEGAZIONE alla famiglia Nistico va tutta la mia solidarieta e le faccio le piu sentite condoglianze SANDROFIOM

Manu ha detto...

Sofferenza.
Sentimenti e sensazioni forti che si accavallano, ti si affollano in testa in certe occasioni in un alternanza che non ti permette di capire a quale di questi e PERCHE' dare la precedenza....Rabbia e tristezza, incredulità e sgomento, impotenza e dolore..Un pensiero da parte mia e profondo rispetto per quest'uomo che, come altri purtroppo , per negligenza altrui, non ce l'ha fatta.
Manù di roma

RICARDO SIMONI ha detto...

Solo un modo per salvare la nostra libertà politica, la nostra libertà personale, la nostra sicurezza, il nostro modo di vita, sviluppato per molti secoli e si è basata su una concezione umana e cristiana del mondo: un forte legame con i popoli e dei paesi hanno le stesse opinioni sullo stato di noi, persona, libertà e proprietà.
ANTONIO SORBARA

RICARDO SIMONI ha detto...

La solidarietà non è un sentimento superficiale, è determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, cioè il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti.
ANTONIO SORBARA

RICARDO SIMONI ha detto...

Alpinismo promuove la solidarietà e lo spirito di squadra, permette di trovare se stessi.La carità è umiliante, perché tale diritto è esercitato verticalmente dall'alto orizzontale e implica la solidarietà è deferenza reciprocaLa solidarietà è la tenerezza dei popoli.
ANTONIO SORBADA

RICARDO SIMONI ha detto...

La speranza è l'unico bene comune a tutti gli uomini che hanno perso tutto, ancora in possesso.
ANTONIO SORBARA

Anonimo ha detto...

C’erano le “guardie ecozoofile”, l’indecifrabile “polizia locale”, un fastidioso elicottero che ha sorvolato il corteo dal primo all’ultimo minuto, le divise verde smeraldo e fregi dorati della “polizia provinciale”, persino l’imbarcazione delle forze dell’ordine che costeggiava il lungomare Cenide. Ma non una ambulanza vera, che avrebbe salvato la vita di Franco Nisticò, presidente del comitato per la statale 106, colto da un infarto sul palco della manifestazione nazionale “Fermiamo i cantieri del Ponte” mentre parlava della sua terra. Uno spiegamento di polizia e carabinieri imponente, le comunicazioni precauzionali del commissario prefettizio ai commercianti, le scuole chiuse, la popolazione in allarme, la psicosi “black block”. Tutto tranne ciò che serve a salvare una vita umana. Franco Nisticò è morto a Villa San Giovanni il 19 dicembre. La sua scomparsa è la più chiara e potente metafora dei tempi malsani in cui delirio securitario e culto del superfluo diventano letali. Esattamente come le grandi opere.




“Dopo avere ripetutamente richiesto l’intervento di un’ambulanza” protestano gli organizzatori, “è giunto sul posto il camioncino sanitario della Polizia di Stato, che è risultato però essere sfornito degli adeguati strumenti di soccorso per la circostanza”. Minuti lunghissimi, fino alla corsa in ospedale. Poi la notizia che tutti temevano. Nisticò, ex sindaco di Badolato, il borgo del catanzarese che anni fa per primo accolse i profughi curdi, era il presidente del comitato per la messa in sicurezza della statale 106, meglio nota come la strada della morte. Un’arteria essenziale che parte a Taranto e termina a Reggio. Un incubo che registra ogni anni molti incidenti. “Bellu lavuru”, lo definì il boss di Africo, riferendosi all’opportunità – poi realizzata – di infilarsi nei lavori per il rifacimento della strada, costruire pericolosissime gallerie – tuttora esistenti – con calcestruzzo depotenziato, ricordare ai calabresi che si trovano sotto il tallone di un potere mafioso che impedisce loro di spostarsi in tranquillità. Anche in seguito a quel procedimento giudiziario – appunto l’operazione della magistratura “Bellu lavuru” – a Condotte fu ritirata per qualche mese la certificazione antimafia. Condotte è una delle imprese che fa parte della cordata di Impregilo. Dovrebbero costruire insieme il Ponte. Il popolo del “No Ponte” chiede esattamente che non accadano tragedie come questa, solo l’ultima di una lunga serie di episodi di autoambulanze che arrivano in ritardo, ragazzine che entrano in corsia per una banale appendicite ed escono cadaveri in mezzo alla disperazione senza consolazione dei genitori, parti che terminano in tragedia. Una scia di sangue senza fine, una lunga teoria di diritti negati. Basta. Discutete pure di questioni geologiche e della fattibilità ingegneristica. Ma da domani fatelo da soli. Qui il problema non è l’“attraversamento stabile”, ma quel modello ormai intollerabile che separa sudditi senza volto e baroni plenipotenziari. Per i primi lacrime impotenti, per i secondi indifferenza e scuse balbettate con sufficienza. All’estrema punta dello stivale, una nuova generazione nutrita di studi universitari e rafforzata dal pendolarismo con le città del centro e del nord ha reagito con compostezza, rabbia e raziocinio all’ennesima tragedia provocata da un potere senza cultura e senza compassione. “Proprio per questo non vogliamo il Ponte. Perché non ne possiamo più di questo sistema che ci nega l’essenziale e ci circonda dell’inutile”. A Franco Nisticò andrebbe dedicata la stazione marittima di Villa San Giovanni. Da sempre imbarcadero e mai porto. Da domani, possibile vero esempio di servizio essenziale, leggero, democratico, compatibile con l’ambiente, vicino ai cittadini. Il percorso del movimento è appena iniziato. Non si fermerà.