lunedì 22 novembre 2010

PROTESTA DEL MONDO DELLA CULTURA PER I TAGLI DEL GOVERNO BERLUSCONI CHE CI VORREBBE TUTTI IGNORANTI

Teatro, musica, prosa, cinema. Il mondo dello spettacolo oggi incrocia le braccia, proprio come facevano e fanno tuttora i lavoratori dell’industria e a dispetto di chi vorrebbe bandire lo sciopero dal novero delle proteste possibili. L’evento è ancora più straordinario se consideriamo che questa volta da un lato i tagli, e dall’altro “l’immobilismo sulle necessarie riforme di sistema per salvaguardare l’occupazione e per lo sviluppo dei settori” hanno spinto le tre organizzazioni sindacali, la Slc-Cgil, la Fistel-Cisl e la Uilcom-Uil più Fida, Fai e Unda, a cercare e trovare un momento di importante unità.
«Proviamo a bloccare cinema, teatro, prosa – ha detto Silvano Conti della Sic-Cgil – e speriamo di avere tantissime adesioni. Abbiamo ricevuto la solidarietà delle parti datoriali come l’Agis che ci ha appoggiato pubblicamente, e questo rende l’idea di come la “febbre” sia molto alta nel settore. Nel 2010 abbiamo avuto 409 milioni e siamo già in crisi e se viene confermato che per il 2011 ne avremo 262, con un taglio del 36,6%, vorrà dire che saremo morti. Stiamo buttando – ha denunciato Conti – la parte migliore del Paese».
L’obiettivo è l’approvazione della legge sulla tutela sociale dei lavoratori dello spettacolo e di riportare il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) almeno ai livelli del 2008, ovvero circa 450 milioni di euro. Se questo non avverrà il teatro si avvia verso morte certa e la produzione cinematografica destinata ad una delocalizzazione verso l’estero, con un danno enorme e riparabile in non meno di venti anni. I sindacati vogliono anche la riconferma degli incentivi fiscali già noti, come Tax Shelter e Tax Credit, e l’attivazione di analoghe agevolazioni anche per gli spettacoli dal vivo oltre alla “modifica del ddl cinema per riorganizzare risorse e incentivi volti a rilanciare l’intero settore”.
Il dato drammatico che dobbiamo registrare in quella che sembra essere l’ultima fase di questo governo e dell’era berlusconiana è il totale disinteresse anche del ministero dei Beni Culturali nei confronti di questi settori cruciali appunto della vita culturale del Paese. «Non c’è una riforma strutturale del settore, ma piuttosto una maniacale distruzione della cultura – conclude Conti – e il ministero non riesce a difendere il settore e neanche i lavoratori».

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