sabato 12 dicembre 2009

PER NON DIMENTICARE E PER CONTINUARE A RESISTERE

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«In Italia c'era la rivoluzione. Con le stragi la fermarono»

di Boris Sollazzo

da "Liberazione"


«Non voglio nè un necrologio, nè un'esaltazione. Sono solo un testimone del risveglio straordinario di un paese, che ha vissuto un decennio che uno storico onesto, nel futuro, non potrà che comparare alla rivoluzione russa e a quella francese». A parlare è Silvano Agosti, regista e scrittore il cui talento è potente almeno quanto l'inesauribile passione. Nella difficile ricorrenza della strage di Piazza Fontana, quindi, lo interpelliamo, come testimone oltre che come uomo di cinema.


Lei ha raccontato Piazza Fontana, in quegli anni splendidi e terribili. Come vive questa data?

In fondo è una ricorrenza rassicurante, perchè possiamo capire molto dall'occultamento totale di questo segreto di Pulcinella e di tutti gli scheletri di questo Stato corrotto storicamente, economicamente, politicamente. Uno Stato che non esiste come il cavaliere di Italo Calvino, e che per questo tende all'onnipotenza per raggiungere solo un'impotenza incredibilmente profonda. In questi 40 anni si è riusciti, anche ai più alti livelli della nazione, a nascondere che uno Stato fu costretto a compiere, con i suoi servizi segreti, delle stragi perchè non aveva altre carte da giocare per opporsi a quello che succedeva. E l'occultamento è passato attraverso la verità ufficiale di una strage anonimamente terroristica.


Il punto è che qui non si parla solo di verità nascoste, ma distorte.

Naturalmente, perchè lo Stato è anche decrepito, ha la malinconia di chi sente vicina la fine senza aver colto la sua occasione storica, quella di avvicinare gli uomini e non dividerli. Io ho filmato il risveglio magnifico del popolo italiano di quel decennio ('68-'77), una festa straordinaria che il potere ha sabotato, spegnendo quel vulcano di vitalità. Un'epopea di popolo che le fonti ufficiali del potere circoscrissero al solo '68, un annetto in confronto agli altri. Io ero testimone di quella rivoluzione e filmai tutto il possibile, per un'opera di quattro ore (quattro capitoli: la scuola, la casa, il lavoro e l'amore) senza mediazione, senza speaker, così che tutti si potessero affacciare alla finestra della storia e guardare. Tentai di distribuirlo con l'Unità, che però lo censurò, lo bloccò. E ricordo che diedi questo lavoro anche al senatore Pellegrino, allora presidente della Commissione Stragi, dicendogli che lì avrebbe capito chi e perchè aveva messo le bombe.


E cosa successe poi, come si ruppe il giocattolo, come si arrivò alle stragi di Stato?

Quel risveglio fu unico, in nessun posto c'era quel che vivevamo in Italia. Per questo fu distrutto dal potere, non solo italiano ma occidentale, fin dagli albori. Si iniziò con la pornografia arrivata a fine '68, poi la droga presentata come strumento di emancipazione progressista, Piazza Fontana, le Brigate rosse vere e finte. E infine tutte le altre stragi. Una realtà tragicocomica in cui quel sistema scoprì che le stragi non erano sufficienti, e neanche le 4800 radio private suggerite e volute dagli Stati Uniti, di cui solo una decina progressiste, che diffondevano una cultura pessima e globalizzata come il rock che trasmettevano, in una frantumazione costante di un'ipotesi culturale. Ma non bastava ancora, e allora a chiudere la bocca del vulcano e quella di tutti noi è arrivato il caso Moro, con quella finta solidarietà nel nome della salvezza dello stato. Da se stesso.


Tra tante censure, però, su Rai Storia siamo riusciti a vedere il suo "Strage di Piazza Fontana, 40 anni di oblio". Una disattenzione?

Gli è scappata, certo, nella Rai che m'ha sempre censurato - così come ha fatto ai tempi anche con altri che erano in una lista, forse compilata da una paleo P2, di registi che non potevano lavorare con la tv di stato, da Bellocchio a Bertolucci - c'è il servilismo, non il rigore di Cia, Kgb e Stasi. Non so dove vivi tu, ma ovviamente le quattro stragi nascondono qualcosa di gigantesco, a livello mondiale, è naturale che non se ne parli nè si possa farlo. E' un tabù: come l'attentato a Togliatti o Portella della Ginestra, ogni 4-5 anni allora succedevano certe cose, mentre noi fingevamo (e fingiamo) sempre di dimenticarci che siamo sotto tutela americana.


Una strategia della tensione ora è possibile e in agguato?

No, non è necessaria, sarebbe grottesca con questo governo filo fascista e un paese assopito in questa farsa della crisi, che non è certo economica ma storica, e nasce dalla trasformazione degli apparati di produzione e del lavoro. Come dicevo quarant'anni fa ne il mio film Il segreto - inedito qui in Italia, mi piacerebbe che Liberazione lo distribuisse - l'automazione ha eliminato almeno due miliardi di lavoratori, cosa che ha portato un cambiamento strutturale della società.

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